
MILANO – Sicurezza, ma anche meno carichi di lavoro, più tutele, più assunzioni. I driver Amazon non reggono le direttive aziendali del colosso e-commerce, ed anche nella centralissima piazza 25 aprile, a Milano, le sigle dei sindacati confederali dei trasporti della Lombardia danno eco alla mobilitazione iniziata ieri a Buccinasco e a Brescia, e proseguita stamane all’alba in altre zone di Milano.
“Non c’è solo il numero di stop eccessivi– spiega Silvano, 48 anni, driver- ma una pessima organizzazione: mi capita di fare una consegna alle 8 del mattino in una tal via per poi ritornarci alle 4 del pomeriggio”. Questa situazione diventa un vero è proprio ‘dramma’, perché “noi con quattro minuti tra una consegna e l’altra facciamo 200.000 inversioni a ‘U’ al giorno, rischiando la nostra vita”.
Silvano fa 120 consegne di media al giorno, con orari lavorativi che iniziano all’alba e si esauriscono al tramonto (“Esco la mattina alle 5, rientro alle 19“). “Loro più vedono che noi riusciamo a consegnare e più ci caricano– spiega- riducono personale, ma non i carichi”. Ma 120 consegne al giorno sono eccessive, conferma anche Roberto, 64 anni, un passato da cameraman, una vita da far ripartire: “Pensavo che il fattorino fosse un lavoro facile. Ma con questi carichi non si può”.
Roberto spiega come a 64 anni con un massimo di 100 stop al giorno si riuscirebbe a svolgere un lavoro dignitoso, non con 120 però. “Conta il numero di stop, non il numero di pacchi“, dice, proprio perché una fermata può includere più consegne, “anche fino a 15 pacchi”, sottolinea il driver. “Resta il fatto che quattro minuti a consegna non vanno bene“, spiega, soprattutto se si pensa al tempo che a volte impieghi per parcheggiare: “Non puoi mica parcheggiare sempre davanti al civico- aggiunge Roberto- e non sempre il cliente arriva subito, a volte sono condomini con vari interni, ti dice ‘arrivo’, poi passa un quarto d’ora… e non è colpa né mia né sua, ma di questa dinamica”, conclude.
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