Previsto per Giovedì prossimo la presa in esame del decalogo presentato ieri a Lussemburgo dal commissario europeo all’immigrazione Dimitris Avramopoulos e approvato dai ministri dell’Interno e degli Esteri dell’Ue.
Lo sforzo comune richiesto è da parte delle istituzioni europee e dei 28 Stati membri.
Allargare il raggio d‘azione di Triton nel Canale di Sicilia, distruggere le imbarcazioni utilizzate dai trafficanti e combatterli con operazioni simili a quelle già in atto contro i pirati. Ma anche trasferire i profughi da un Paese all’altro, rimpatriare velocemente gli immigrati irregolari, collaborare con i Paesi terzi e crearvi una rete di intelligence sull’immigrazione.
Il recentissimo avvenimento tragico in cui hanno perso la vita 800 profughi, fa scattare l’ultimatum dell’unione europea che si prefigge di esaminare, con effettiva soluzione, i seguenti punti:
1. Rafforzare le operazioni congiunte nel Mediterraneo, in particolare Triton e Poseidon, aumentando le risorse finanziarie e il numero di mezzi. Estenderemo anche la loro area operativa, lasciandoci la possibilità di ulteriori interventi, all’interno del mandato di Frontex;
2. Sforzarsi sistematicamente di catturare e distruggere le imbarcazioni utilizzate dai trafficanti. I risultati positivi ottenuti all’interno dell’operazione Atalanta (l’operazione militare dell’Ue contro i pirati davanti alle coste della Somalia nrd) dovrebbe ispirare operazioni simili contro i trafficanti nel Mediterraneo;
3. Le agenzie EUROPOL, FRONTEX, EASO ed EUROJUST si incontreranno regolarmente e lavoreranno insieme per fornire informazioni sul modus operandi dei trafficanti, per tracciare i loro capitali e collaborare alle indagini contro di loro;
4. L’agenzia EASO deve impiegare squadre in Italia e in Grecia per un esame congiunto delle domande di asilo;
5. Gli Stati Membri devono assicurare che a tutti i migrant siano prese le impronte digitali.
6. Considerare le opzioni di un meccanismo automatico di re location (cioè la possibilità di spostare i profughi da un Paese membro all’altro);
7. Un largo progetto pilota europeo volontario di resettlement (trasferimento di profughi da un Paese extra ue a un paese membro), per offrire un determinate numero di postia persone in cerca di protezione
8. Istituire un programma di ritorno coordinato da Frontex per un rimpatrio rapido dei migranti irregolari dai Paesi membri in prima linea.
9. Impegnarsi con i Paesi intorno alla Libia con uno sforzo congiunto tra Commissione Ue ed EEAS (il servizio diplomatico dell’Unione Europea). Le iniziative in Niger devono essere portate avanti.
10. Impiegare in Paesi terzi chiave dei funzionari di collegamento per l’immigrazione (Deploy Immigration Liaison Officers – ILO) perchè forniscano informazioni sui flussi migratori e rafforzino il ruolo delle delegazioni europee.
Anche questa volta le misure che si andranno a mettere in atto sono in risposta ad un’emergenza che tale viene chiamata ormai da troppi anni.
Serve un serio ed effettivo impegno ad ampia scala da parte di tutti gli stati coinvolti sia dal punto di vista bellico che da quello di accoglienza di questi milioni di profughi che ogni anno toccano le nostre sponde, chi sopravvissuto chi privo di vita. Molti di questi migranti sono diventati a tutti gli effetti immigrati nel nostro suolo, lavoratori a tutti gli effetti.