Il referendum sulle trivellazioni non ha raggiunto il quorum, la consultazione non avrà dunque alcun effetto. Raggiungere il quorum, in queste condizioni, sarebbe stato un miracolo.
“Oggi pomeriggio mi trovavo in un paesino di montagna, sui colli calabresi della costa ionica. Stavo chiacchierando con alcune persone, quando un tizio ha chiesto ad un altro: “Ma tu sei andato a votare oggi?” “A votare per cosa, per le trivelle?” ha chiesto quello con sarcasmo. “Sì, per le trivelle” ha risposto il primo con espressione seria. “Ma a me cosa me ne frega? – ha replicato il secondo, ridendo – Io vivo in montagna, al mare non ci vado mai!”
E’ tutta qui, in questo breve scambio, la quintessenza del problema italico.
Inizia così l’articolo di Massimo Mazzucco che potete leggere qui e che ho voluto citare per manifestare la delusione verso l’astensione al voto da parte dei cittadini italiani.Un terzo degli elettori, nonostante tutto, ha voluto comunque pronunciarsi sul futuro della politica energetica del paese.
L’intenzione del referendum era chiara: fermare l’estrazione di idrocarburi nelle prossimità delle coste italiane e innescare un dibattito pubblico sulle fonti energetiche: bisogna puntare sui pochi giacimenti di gas e di petrolio italiani o imboccare con più convinzione la strada delle energie rinnovabili?
Renzi, come tradizione, affida la sua risposta al vento dei social:”Se fosse per gli ambientalisti ci illumineremmo ancora con le candele”.
Il governo si fossilizza sui combustibili fossili e sembra ignorare le politiche energetiche mondiali, non riesce a vedere oltre il proprio minuscolo naso, esso si sente autorevole e sicuro solo quando gli viene in soccorso l’astensionismo popolare.
A Parigi, però, nel dicembre scorso, l’Italia ha firmato un accordo mondiale per ridurre le emissioni inquinanti causate da combustibili fossili. Nel futuro dovremo smettere di usare tali fonti di energia. Schizofrenia? Doppiogiochismo? Ci domandiamo se esista oggi una politica energetica in Italia. Qualcuno si sta occupando del futuro del Paese in questo settore fondamentale?
Paradossalmente, mentre il nostro governo punta sugli idrocarburi, il paese va in un’altra direzione. L’Italia, insieme alla Spagna, ha già la quota di energia rinnovabile più alta d’Europa nella produzione di elettricità. Se nell’ultimo decennio la nostra dipendenza dall’importazione di petrolio e gas è diminuita si deve a questo, non al gas estratto nei mari italiani.
Nonostante ciò l’Italia, che potrebbe essere un’avanguardia dello sviluppo energetico, è la nazione europea che negli ultimi cinque anni ha maggiormente disinvestito nelle fonti rinnovabili, distruggendo la metà dei posti di lavoro in un settore sul quale altri Paesi investono con decisione. La Spagna ha creato 100mila posti di lavoro nelle rinnovabili; la Germania addirittura 400mila, grazie anche alla spinta delle case automobilistiche, che puntano sul boom delle auto elettriche. Nei gelidi paesi del Nord Europa si scelgono il solare e lo sviluppo del turismo: il Paese del sole che cosa fa?
La nostra penisola si è piazzata al nono posto in Europa per finanziamenti di gas e derivati con oltre 13,2 miliardi di dollari di investimento, rispetto ai 12,8 miliardi del 2013. Solo undici i miliardi che il governo ha deciso di investire in energie rinnovabili, al fronte di cifre ben più cospicue che caratterizzano gli altri Paesi dell’Unione europea ( spiccano gli immancabili tedeschi con oltre 23 miliardi).
A fronte di una media europea altissima (oltre il 50{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4}), le tasse sull’estrazione pagate dai petrolieri in Italia sono le più basse d’Europa: 402 milioni di euro a fronte di utili da attività estrattiva pari a 7 miliardi nel 2014 (7{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} e 4{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} sul valore di vendita rispettivamente di petrolio e di gas estratti in mare, 10{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} per i prodotti estratti sulla terraferma), mentre i territori interessati dai pozzi si spopolano e si impoveriscono, come testimonia il caso della Basilicata, dove si estrae l’80{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} del petrolio nazionale, che è infatti la regione con il Pil più basso d’Italia, con le royalties petrolifere più basse del mondo (139 milioni di euro nel 2011) e soli 143 residenti impiegati nel settore a fronte di 576mila abitanti. Qui inoltre le trivellazioni mettono a rischio le riserve idriche del territorio.
Come ulteriore regalo ai potenti petrolieri la normativa italiana prevede che le prime 20mila tonnellate di petrolio estratte in terraferma e le prime 50mila tonnellate estratte in mare siano esenti dal pagamento di tasse. Stesso discorso vale per i primi 25milioni di metri cubi di gas estratti in terra e i primi 80milioni estratti in mare. Addirittura gratis le produzioni in regime di permesso di ricerca.
Il presidente del consiglio, in una recente intervista, si esprime con la consueta lucidità sugli scandali petroliferi in cui è coinvolto un suo fido, ormai ex, ministro: “Noi il governo delle lobby e dei petrolieri? E’ una barzelletta”.
Non l’abbiamo capita. Potrebbe spiegarcela, Presidente?