Un rapporto sintetizza i risultati di una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa per conto dell’INEA, nell’ambito del progetto “Promozione della cultura contadina” finanziato dal MIPAAF. L’indagine mette in luce la presenza di stranieri nel settore agricolo. Per lo straniero l’impiego agricolo rappresenta il modo più facile per guadagnare qualcosa e tentare di ottenere il permesso di soggiorno che gli consenta poi di spostarsi verso lavori e territori più redditizi. A fronte di questa popolazione, esistono però, stranieri che hanno invece visto nel comparto primario un’opportunità di crescere professionalmente in maniera autonoma. L’idea dell’imprenditore immigrato suggerisce categorie di significato nuove e raramente attribuite ai lavoratori stranieri, quali l’intraprendenza, la capacità di muoversi sul territorio e di raccogliere informazioni, il desiderio di mobilità lavorativa e sociale. Prendere in esame l’imprenditoria straniera diventa quindi uno snodo fondamentale per guardare al fenomeno migratorio non solo in un’ottica assistenziale ed emergenziale, per sottolineare invece quegli aspetti che conferiscono al lavoratore straniero lo spessore e la complessità di un attore sociale che agisce con consapevolezza e razionalità a seconda delle proprie aspirazioni e delle proprie risorse. Questo non significa che la scelta di impegnarsi in un’attività imprenditoriale sia una decisione presa indipendentemente dai vincoli e dagli ostacoli che comporta il lavoro subordinato. Al contrario, a volte, l’imprenditoria si rivela una delle poche possibili vie di uscita da condizioni lavorative e retributive assolutamente inadeguate. Inoltre, se l’avvio e il mantenimento di un’attività imprenditoriale sono sintomi significativi di un buon livello di integrazione socio-economica, è comunque opportuno rendersi conto quali sforzi e quali costi comporti questa integrazione sul territorio. Come infatti emerge dalla ricerca presentata, le contraddizioni che questi percorsi implicano sono numerose e la riuscita nell’attività imprenditoriale non sempre corrisponde a una piena integrazione nel tessuto socio economico del territorio, cui le imprese appartengono. D’altro canto, l’imprenditoria immigrata, così come il lavoro immigrato, apportano dei considerevoli benefici alla società:
1) a livello occupazionale: l’avvio di un’attività imprenditoriale non crea solo auto-occupazione, ma è potenzialmente in grado di creare opportunità occupazionali per altri lavoratori;
2) a livello economico: la forza lavoro immigrata contribuisce alla formazione del Prodotto Interno Lordo per circa l’11{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4}, secondo le ultime stime della Caritas Migrantes;
3) a livello finanziario: gli immigrati nel 2010 hanno provveduto a un gettito fiscale pari a 6,2 miliardi di €, che rappresentano il 4,1{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} del totale dell’ammontare dell’imposta netta pagata dal complesso dei contribuenti;
4) a livello previdenziale: l’Inps ha accertato che gli immigrati assicurano un gettito annuale di circa 5 miliardi di € come contributi previdenziali, rimanendo tra l’altro minimali percettori di misure pensionistiche data la loro giovane età.
L’imprenditoria straniera da un apporto significativo all’economia italiana: la ricchezza che producono le 450 mila imprese non italiane ammonta a quasi 76 miliardi di €, pari al 5,5{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} dell’intera ricchezza prodotta a livello nazionale. Rispetto agli altri settori, l’agricoltura è tuttavia il comparto in cui le imprese straniere contribuiscono di meno al valore aggiunto prodotto dal totale delle imprese agricole in Italia: in questo settorele imprese straniere infatti producono l’1,6{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} del valore aggiunto totale, a fronte di un 13,8{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} nelle costruzioni, 10,1{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} nel commercio, 6,6{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} nella manifattura, 6,3{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} nei servizi alle persone e 4,9{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} nei servizi alle imprese.
Le imprese gestite da stranieri contribuiscono quindi alla crescita complessiva del sistema nazionale, soprattutto in un periodo di crisi. Le imprese straniere sembrano, infatti, aver subito meno danni a causa della crisi economica rispetto alle attività autoctone: se le imprese italiane hanno chiuso il 2011 con un saldo negativo pari a -29.000 unità, le imprese condotte da stranieri hanno chiuso con nun saldo positivo di più di 25.000 unità. Questo apporto e il dinamismo che queste realtà dimostrano rivelano la necessità di conoscerle e di porre l’attenzione sull’integrazione degli stranieri e delle attività da essi avviate nel sistema economico.