“La mia pensione” è il nuovo servizio di INPS che permette di simulare quella che sarà presumibilmente la pensione che ogni lavoratore con contribuzione versata al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, alle Gestioni Speciali dei Lavoratori Autonomi (Artigiani e Commercianti, Coltivatori diretti, coloni e mezzadri), alla Gestione separata e gli iscritti alla Gestione Dirigenti di aziende industriali (exINPDAI), riceverà al termine della propria attività.
Il calcolo della pensione è ovviamente aleatorio perché tiene conto della normativa attualmente in vigore e si basa su tre fondamentali elementi: l’età, la storia lavorativa e la retribuzione/reddito.
Le cifre appaiono poco attendibili perché si basano sul presupposto che il PIL cresca dell’1,5{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} l’anno (non succede da nove anni e dal 2008 al 2014 il Paese è stato in recessione) e che il soggetto interessato abbia una carriera senza interruzioni, cioè senza rimanere mai disoccupato tra un contratto a termine e l’altro.L’importo mensile dell’assegno, inoltre, è indicato al lordo.
Per accedere è necessario avere il PIN che si può richiedere anche dalla sezione il PIN online sul sito www.inps.it
La Busta Arancione altro non è che la simulazione della propria pensione per coloro che non hanno il codice Pin.
In Europa, già da molti anni, la previsione pensionistica è un esercizio di trasparenza da parte dell’amministrazione pubblica e anche un modo per responsabilizzare l’assicurato.
Attraverso la conoscenza della propria situazione previdenziale il lavoratore potrà fare delle scelte maggiormente consapevoli circa lo sviluppo della propria carriera: interruzioni, tempo parziale, cambiamenti di regime, contributi volontari, previdenza complementare etc.
L’estratto conto previdenziale o busta arancione è nato in Svezia nel 1999 per creare maggior consenso attorno a un’importante riforma delle pensioni, diventando poi un esempio per molti altri paesi quali Germania, Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi.
In Italia allora, su cosa si vuol creare un maggiore consenso?
Nell’ambito delle proposte per risolvere in via strutturale la questione “esodati“, l’ex ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, aveva indicato la possibilità di introdurre una formula, chiamata Prestito Pensionistico, per consentire, a talune categorie di lavoratori dipendenti, la possibilità di accedere ad un sostegno economico con un anticipo di alcuni anni rispetto alla decorrenza della pensione.
Ai lavoratori disoccupati a cui mancano meno di 5 anni per il raggiungimento dei requisiti richiesti per la pensione, che non ricevono assegni di invalidità o sostegno al reddito e che avranno alla data di maturazione della pensione l’assegno previdenziale non inferiore a due volte l’importo del trattamento minimo INPS, verrà erogato un assegno pari a 762 euro mensili per 13 mensilità, da restituire in piccole rate trattenute (i 2/3, mentre 1/3 verrà pagato dallo Stato a titolo di sostegno al rimborso) non appena si arriva alla pensione.
Il debito non porta mai progresso e questo caso non fa eccezione. Lo stato si trasforma, il welfare diventa finanza. Quando compriamo a debito siamo sicuri che dovremo pagare ma non sempre che potremo pagare. Le istituzioni perdono anche in questo ambito il loro ruolo di garanti degli interessi dei cittadini per rappresentare, invece, quelli degli istituti finanziari privati.
Quando arriverà una busta arancione con la richiesta di spostare il TFR nei fondi pensione per integrarle, sarebbe meglio rifiutare.
Dare i propri soldi ai fondi pensione vuole dire correre due rischi che con il TFR non si corrono: il primo rischio – e si è visto bene nel 2008 – è che un crack di mercati finanziari faccia scendere di valore quello che uno ha messo da parte; qui non si tratta di fallimenti, i fondi pensione non falliscono, anche i fondi comuni non falliscono, però possono perdere il 90{5520c4b79a4452e4b579783e2ce1cfa34c21512f8ad7cc8be9dca6b30c1cbcd4} senza fallire. L’altro rischio che c’è è che riparta l’inflazione.
Chi si tiene il TFR è tranquillo, perché il valore del TFR non dipende dai mercati finanziari e, se viene l’inflazione, il TFR la segue in maniera eccellente.
Il TFR va avanti per conto suo e gli economisti non possono fare consulenze, non possono essere nei consigli di amministrazione dei fondi pensione, non possono guadagnarci sopra. Insomma, il TFR è una cosa che va bene soltanto ai lavoratori e alle aziende, non fa guadagnare gli altri e gli altri hanno cercato di distruggerlo.
Chiedere la pensione in anticipo è come rimandare la povertà al futuro, a quando non avremmo più le forze per guadagnarci da vivere e comunque prevedere ciò che succederà tra 20 anni è un po’ difficile.
Tutto questo rumore toglie l’attenzione da un argomento ben più importante, il Codex alimentarius, ovvero, un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission, una Commissione (suddivisa in numerosi comitati) istituita nel 1963 dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)per proteggere la salute dei consumatori e assicurare la correttezza degli scambi internazionali che sta per essere eliminato dal TTIP.