Fin dall’inizio la legge delega lavoro, soprannominata “Jobs Act” ha suscitato non poche polemiche tutte smentite il 19 gennaio in un messaggio su Twitter di Matteo Renzi o chi per esso: “Oltre mezzo milione di posti di lavoro a tempo indeterminato in più nel 2015. INPS dimostra assurdità polemiche su Jobs Act #avantitutta“
Da una parte l’INPS comunica un aumento dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato, maggiore stabilità per i contratti a termine e la diminuzione delle assunzioni in apprendistato.
Dall’altra si contestano i dati positivi sulle assunzioni da parte del Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), si parla di confusione sulla riforma, di come ora i licenziamenti siano molto più economici, si parla di cancellazione dei diritti dei lavoratori.
Il Jobs Act è una riforma del lavoro ideata dal governo Renzi con l’obiettivo primario di creare nuova occupazione stabile aumentando le assunzioni a tempo indeterminato, in un mercato globalizzato che chiede flessibilità.
A tale scopo è stato creato il modello di “Flexicurity” che favorisce la ricollocazione del lavoratore tramite attività di orientamento, ausilio, avviamento alla formazione e accompagnamento al lavoro.
Da una parte si vuole creare lavoro stabile, dall’altra si chiede un lavoratore flessibile.
La flessibilità può essere stabile, secondo questa riforma, se esiste un’efficiente incontro tra domanda e offerta di lavoro, sgravi per assunzioni, licenziamenti e formazione al lavoratore. Ma leggendo le riforme attuate sorge un dubbio: non è che il vero problema sia la mancanza di offerta del mercato del lavoro?
Aleggia la confusione dovuta anche alla decisione di usare in politica termini stranieri per nominare riforme e strategie.
Jobs act non vuol dire nulla nella mente di un italiano, “Riforma del Lavoro”, si.
Flexicurity in italiano si traduce in “flessibilità sicura” o addirittura “flessicurezza”.
Usare termini stranieri in politica è scorretto per una questione di rispetto e di buona educazione verso il popolo, formato da persone di età diverse e di cultura diverse.
Il Governo, nella necessità di comunicare ad una moltitudine di persone, ha la precisa responsabilità di farsi capire usando un linguaggio alla portata di tutti.
Quanta fatica mentale per capire queste parole.
Perché si usano? Per pigrizia o per strategia di marketing?
Qualsiasi dato statistico è da confrontarsi con la realtà, poiché non bisogna dimenticare che nella comunicazione di questi dati, tutto dipende dall’obiettivo che si vuole raggiungere. I dati statistici non sono mai precisi e reali, sono solo una rappresentazione parziale della realtà. C’è stato un aumento delle assunzioni sì, ma è da verificare quante di queste persone stiano veramente ancora lavorando, ad esempio molte assunzioni sono state fatte con contratto a tempo indeterminato anche per lavori stagionali.
La riforma ha dato i suoi frutti? Renzi twitta vittoria, ma forse è un po’ presto.Tuttavia si può ancora sperare nell’onestà di chi assume, di chi licenzia e di chi lavora.
Dati sui nuovi rapporti di lavoro – Osservatorio sul Precariato: clicca qui