Il 20 aprile 2016 le fabbriche rimasero vuote per quattro ore e così anche il 13 luglio in tutte le regioni d’Italia, un milione e seicento mila metalmeccanici chiedevano un nuovo contratto nazionale, principale fonte per il recupero del potere d’acquisto e dei diritti del lavoro.
Si protestava per il blocco degli aumenti salariali alla quasi totalità dei lavoratori.
Dal primo agosto 2016 è entrato in vigore il nuovo CCNL per il settore metalmeccanico firmato tra Conflavoro PMI e le sigle sindacali Fesica Confsal, Confsal Fisals e l’assistenza di Confsal.
Quello che si è perseguito durante la contrattazione è stato dare vita a un moderno sistema di contrattazione in grado di fornire risposte mirate alle esigenze delle diverse realtà imprenditoriali e territoriali senza dimenticare la qualità e la quantità dell’occupazione.
Il modello previsto favorisce innovazione ed una formazione di qualità nell’arco dell’intera vita lavorativa, oltre a fornire risposte adeguate alla questione salariale con retribuzioni più alte rispetto agli altri CCNL.
Fra i punti principali del contratto collettivo nazionale c’è la valorizzazione della contrattazione territoriale, che è in grado di dare risposte differenziate alle diverse necessità di sviluppo nelle diverse zone del paese, e la bilateralità, ovvero un modello di relazioni fra rappresentanza datoriale e lavoratori di tipo partecipativo.
Nel particolare Conflavoro PMI, Fesica Confsal e Confsal Fisals, chiedono l’assistenza integrativa sanitaria, la previdenza complementare e gli ammortizzatori